Epifania del Signore

Venite  adoremus (Mt 2,1-12). La festa dell’Epifania, anche se piena di significati simbolici, per noi cristiani resta come la manifestazione di Gesù Cristo verso tutti i popoli. Per questo è considerata come una “festa missionaria”, carica di un grande valore universale. L’unità di tutti i popoli, che con la fede di Abramo si era cercato di realizzare, ora può compiersi in Gesù Cristo.

In Lui tutto ciò che era diviso ritrova l’unità, in Lui converge e si ricapitola il piano di Dio.

La venuta dei Magi dall’Oriente segna l’inizio dell’unità della grande famiglia umana. Essa si realizzerà compiutamente quando la fede in Gesù Cristo farà cadere le barriere esistenti fra gli uomini. Nell’unità della fede tutti si sentiranno figli di Dio e fratelli tra loro.

Ecco la visione dell’Apocalisse: una moltitudine di razze, popoli e lingue salutano Dio come re delle nazioni. Tutti abiteranno nella nuova Gerusalemme, dove l’umanità ritroverà la propria e definitiva unità.

Sant’Agostino in suo discorso sulla festa di oggi diceva: “Giaceva in una mangiatoia e guidava i Magi dall’Oriente. Era nascosto in una stalla e veniva riconosciuto nel segno celeste, perché riconosciuto nel segno celeste venisse ritrovato nella stalla. Mentre si manifestava nell’immensità del cielo con i segni degli astri, si faceva trovare dopo essere stato cercato in un angusto rifugio. Debole nelle carni di un bambino, avvolto in panni da bambino veniva adorato dai magi e temuto dai malvagi”.

I Magi non avrebbero mai visto Gesù se non fossero andati a Betlemme partendo dalla loro terra remota.

Anche noi possiamo vederLo, se mettiamo da parte l’attaccamento alle cose terrene.

Lasciamo i trambusti, i rumori, e affrettiamoci ad andare dal Cristo.

Con l’aiuto della grazia di Dio siamo degni di contemplare e  adorare il Signore Gesù.

Giuseppe Cellucci O.M.I.

Assistente  Ecclesiastico A. I. Amici del Presepio