Così Papa Francesco durante l’odierna cerimonia dell’Epifania.
I magi, venuti ad “adorare il re neonato” dopo aver visto la stella, “esprimono il ritratto dell’uomo credente, dell’uomo che ha nostalgia di Dio; di chi sente la mancanza della propria casa, la patria celeste”. Così papa Francesco durante la messa in San Pietro per la solennità dell’Epifania.
“Riflettono l’immagine di tutti gli uomini che nella loro vita non si sono lasciati anestetizzare il cuore”, ha spiegato nell’omelia. Secondo il Pontefice, “la santa nostalgia di Dio scaturisce nel cuore credente perché sa che il Vangelo non è un avvenimento del passato ma del presente. Il Papa ha spiegato che “la nostalgia di Dio ci tira fuori dai nostri recinti deterministici, quelli che ci inducono a pensare che nulla può cambiare”. “La nostalgia di Dio – ha proseguito – è l’atteggiamento che rompe i noiosi conformismi e spinge ad impegnarci per quel cambiamento a cui aneliamo e di cui abbiamo bisogno.
Erode e il cuore anestetizzato. Francesco ha contrapposto questo atteggiamento a quello di Erode che, “mentre i magi camminavano”, “dormiva sotto l’anestesia di una coscienza cauterizzata”, e “rimase sconcertato. Ebbe paura” davanti “alla novità che rivoluziona la storia”. È “lo sconcerto di chi sta seduto sulla sua ricchezza senza riuscire a vedere oltre”. Uno sconcerto. ha aggiunto, “che nasce dalla paura e dal timore davanti a ciò che ci interroga e mette a rischio le nostre sicurezze e verità, i nostri modi di attaccarci al mondo e alla vita. E così Erode ebbe paura, e quella paura lo condusse a cercare sicurezza nel crimine”. “Uccide i bambini nel corpo perché a lui lo uccide la paura nel cuore”, ha concluso.
Il culto del potere promette sono tristezza, schiavitù e paura. I magi “vennero dall’Oriente per adorare, e vennero a farlo nel luogo proprio di un re: il Palazzo”, perché “è proprio di un Re nascere in un palazzo, e avere la sua corte e i suoi sudditi”. “È segno di potere, di successo, di vita riuscita – ha spiegato papa Francesco nella messa dell’Epifania -. E ci si può attendere che il re sia venerato, temuto e adulato, sì; ma non necessariamente amato”. “Questi sono gli schemi mondani, i piccoli idoli a cui rendiamo culto: il culto del potere, dell’apparenza e della superiorità. Idoli che promettono solo tristezza, schiavitù, paura”, ha sottolineato il Pontefice. Ma i magi dovettero “scoprire che ciò che cercavano non era nel Palazzo ma si trovava in un altro luogo, non solo geografico ma esistenziale. Lì non vedevano la stella che li conduceva a scoprire un Dio che vuole essere amato, e ciò è possibile solamente sotto il segno della libertà e non della tirannia; scoprire che lo sguardo di questo Re sconosciuto – ma desiderato – non umilia, non schiavizza, non imprigiona”.
Nello sguardo di Dio c’è la misericordia. “Scoprire – ha continuato – che nello sguardo di Dio c’è posto per i feriti, gli affaticati, i maltrattati e gli abbandonati: che la sua forza e il suo potere si chiama misericordia. Com’è lontana, per alcuni, Gerusalemme da Betlemme!”. Per il Papa, “Erode non può adorare perché non ha voluto né potuto cambiare il suo sguardo. Non ha voluto smettere di rendere culto a sé stesso credendo che tutto cominciava e finiva con lui. Non ha potuto adorare perché il suo scopo era che adorassero lui”. “Nemmeno i sacerdoti – ha concluso – hanno potuto adorare perché sapevano molto, conoscevano le profezie, ma non erano disposti né a camminare né a cambiare”.
Fonte: Avvenire.it