Rivista “Il Presepio”

L’Associazione Italiana Amici del Presepio pubblica ininterrottamente dal 1953 la rivista trimestrale, “Il Presepio“.

Il numero 1 de "Il Presepio"
Il numero 1 de “Il Presepio”

La rivista, unica nel suo genere in Italia, raccoglie e fornisce dati di varia natura, spaziando dalla storia del presepio ai presepi storici, dai profili di artisti ed artigiani, di ieri e di oggi, alle attività presepistiche in Italia ed all’estero, dalla tecnica alla bibliografia presepistica, informando su mostre, convegni, concorsi.

Grande attenzione viene naturalmente posta all’aspetto religioso e spirituale del presepio, con numerosi articoli e riflessioni, a cura soprattutto del Coordinatore Ecclesiastico nazionale, Padre Giuseppe Cellucci, omi.

Ampio spazio viene inoltre dato alle realizzazioni presepistiche degli Associati, pubblicandone foto e articoli che ne raccontano la realizzazione e la loro storia.

Ogni numero ha un minimo di 72 pagine, tutte a colori.

La rivista “Il Presepio” viene inviata a tutti gli iscritti all’Associazione Italiana Amici del Presepio. Si ricevono quattro numeri l’anno nei mesi di marzo, giugno, settembre e dicembre.

Da settembre 2020 viene inviata a tutti gli iscritti anche la versione digitale della stessa arricchita con ulteriori pagine di approfondimenti.

 

Il Presepio”, la “nostra” Rivista!

"Il Presepio" negli anni '60
“Il Presepio” negli anni ’60

Nata nel 1953 (ancor prima dell’Associazione), il suo primo numero venne stampato in appena duecento esemplari, che diventarono 1800 con il n. 100.

“Un brivido di emozione ci coglie nel pensare in quante case “siamo entrati”, a quanti Amici abbiamo regalato (questa almeno è la nostra speranza) un momento di piacevole evasione dagli affanni quotidiani, con la lettura delle migliaia di pagine (non le abbiamo contate, ma dovremmo essere vicini alle 15.000!) tutte esclusivamente dedicate ad un unico argomento: il Presepio.”

Così scriveva Angelo Stefanucci sulla Rivista n. 100, edita nel dicembre 1979: “L’ultimo pensiero, il più mesto, è infine diretto a coloro che quando nasceva questa Rivista c’erano e ora non ci sono più: ma noi li ricordiamo nel rimpianto. Fra ventiquattro anni saremo (rettifico: sarete, saranno) nel 2003. La Rivista entrerà nel mezzo secolo e i numeri assommeranno a circa duecento. E noi che allora, quando nasceva, c’eravamo, non ci saremo più. Chi ci ricorderà? La memoria di noi e della nostra presenza nel mondo sarà come la lieve traccia che lascia una nube sull’orizzonte lontano, infinito. Amen!”.

scrive Alberto Finizio

No, Angelo, non ti abbiamo dimenticato (ma lo sapevi bene anche tu, inguaribile “gigione”, che questo non sarebbe accaduto!). Non abbiamo dimenticato che il traguardo che oggi noi raggiungiamo sarebbe ancora lontano, e forse impossibile, senza il contributo tuo e dei tanti Amici che, nel corso degli anni, si sono avvicendati nella collaborazione alla stesura di questa immensa mole di pagine sul Presepio. Non c’è più la tua “vecchia Olympia dai tasti un po’ consumati” da cui sono usciti centinaia di articoli, relazioni e recensioni, non c’è più il piombo a comporre i testi: oggi tutto avviene, forse più freddamente, attraverso file, e-mail e CD, ma lo spirito è lo stesso, e vive ancora grazie al tuo esempio e al tuo insegnamento.

E con te, con la tua stessa mestizia (questa sì davvero sincera), vogliamo ricordare gli Amici che non ci sono più ma che hanno contribuito a riempire centinaia e centinaia di pagine di quello che nacque come “bollettino” associativo e solo col numero 50 assurse al titolo di “Rivista”.

E’ impossibile citarli tutti, ma come non menzionare almeno i più assidui: Padre Cesario van Hulst, prezioso storico del Presepio, Don Galileo Macori, Paolo Di Bella, Vito Erriquez, impareggiabili maestri nelle rubriche di tecnica, Francesco Consoli, Paolo Scafi, Alessandro Dommarco, Dino Cassese, Guido Colitti, tutte penne raffinate e accattivanti. E ancora Don Giacomo Piazzoli, Don Cesare Ferretti, Don Romualdo Pasquarelli, con i loro pensieri di intensa spiritualità, Nando Ammanniti, che per anni impreziosì la Rivista con centinaia di disegni, bozzetti, titoli e arabeschi, e infine Giulio Gravina, autore tra l’altro dell’indice dei primi cento numeri, guida preziosa e insostituibile (ci sarà qualcuno capace di emularlo, trovando il tempo e la pazienza per redigere l’indice dei secondi cento numeri?). E infine José M. Garrut, l’ultimo ad averci lasciato, che iniziò nel lontano 1955 la sua collaborazione con la rivista, come ricorda lo stesso Angelo sul n. 100, donandoci pagine e pagine di affascinante lettura, e che conservò fino all’ultimo l’animo del “fanciullino” che dovremmo tutti avere ponendoci davanti ad un Presepio.

scrive Antonella Salvatori

Ne è stata fatta di strada, da quei primi “bollettini” semplici e ingenui, specchio di anni “poveri ma belli”, con la loro modesta veste tipografica ma così ricchi di entusiasmo, di speranze e dei valori che contano. Se ricordate, per i soci più giovani, che non ebbero mai occasione di vederli, ne ristampammo il numero 1, e lo allegammo in omaggio con la rivista di dicembre 2002: scorrere quelle pagine ingiallite dal tempo è stato come sfogliare un album di vecchie foto di famiglia, tornare indietro negli anni, per chi quegli anni li ha vissuti e per chi allora non era neppure nato, ripercorrere una sorta di “come eravamo” che ci ha colmato tutti di tenerezza e nostalgia.
Quanti volti, quanti nomi, quanti luoghi (e quanti Presepi!), si sono avvicendati sugli oltre 200 numeri pubblicati finora, quante penne, celebri e non, hanno riempito d’inchiostro le circa 12.000 pagine stampate dal 1953 a oggi! Volti di Amici amati e perduti, ma non dimenticati, immagini di Presepi di ogni stile e dimensione, da quelli domestici, umili e devoti, costruiti magari dal più piccolo della famiglia e destinati a vivere il breve spazio di un Natale, a quelli artistici e preziosi, realizzati dai grandi maestri per sfidare i secoli ed arricchire i Musei più prestigiosi.
Notizie di nascite e di morti, di matrimoni e di lauree, gli eventi più significativi nella vita della nostra piccola, grande famiglia, e poi le cronache dei momenti più lieti vissuti insieme, gite, viaggi, spettacoli, incontri… Ne abbiamo fatte di cose insieme, e la nostra rivista era sempre là, pronta ad annotarle e a fissarle indelebilmente sulle sue pagine, per non dimenticare.
Questa è sempre stata e sempre sarà la sua funzione: rivista di arte e di cultura, di tecnica e di informazione, ma anche e soprattutto strumento della memoria e insostituibile legame tra tutti i soci.
Ci piace a volte pensare, a noi del Comitato di Redazione, alla nostra rivista che arriva fin nell’angolo più sperduto d’Italia, raggiungendo anche i soci più lontani ed isolati. E finchè ci sarà sia pure uno solo di essi che la riceverà con gioia, che attenderà con ansia il suo arrivo (perdonateci questa piccola presunzione o, se preferite, romantica illusione), per essere informato su quanto la nostra, la sua Associazione, realizza nel resto del mondo, le nostre fatiche saranno comunque ampiamente ripagate.